Gli effetti del cambiamento climatico sulla salute richiedono una protezione sanitaria completa

Il cambiamento climatico ha un impatto diretto sulla salute e ce ne accorgiamo soprattutto durante le ondate di calore. Esso sta modificando le nostre risorse vitali, con effetti ancora più profondi sulla salute. Martina Ragettli, ricercatrice presso l’Istituto svizzero di medicina tropicale e di salute pubblica, studia tali ripercussioni. Ci racconta come possiamo adattarci meglio al crescente stress da calore, quali sono i gruppi più a rischio nella popolazione e cosa rivela la sua ricerca.

Foto Ragettli 2023
Martina Ragettli ist Wissenschaftlerin am Schweizerischen Tropen und Public Health Institut (Swiss TPH) in Basel.

Dettagli articolo

In che modo il cambiamento climatico incide sulla salute pubblica in Svizzera?

Quando si parla di salute e cambiamento climatico, distinguiamo tra effetti diretti e indiretti. I primi comprendono le conseguenze delle ondate di calore e di eventi meteorologici estremi come inondazioni o frane. Questi fenomeni possono influire direttamente sulla salute: provocando lesioni, compromettendo il benessere generale, aumentando i ricoveri ospedalieri o causando morti premature. In Svizzera uno dei principali rischi sanitari legato al clima è proprio l’aumento dello stress da calore. Le alte temperature aggravano malattie croniche come quelle cardiovascolari o respiratorie, riducono la capacità psico-fisica e aumentano il rischio di complicazioni, come nascite premature o decessi riconducibili al caldo.

Quali sono invece gli effetti indiretti sulla salute?

Gli effetti indiretti del cambiamento climatico sulla salute derivano da alterazioni degli ecosistemi e delle nostre risorse vitali. Ne è un esempio la qualità dell’aria: con il caldo aumenta la concentrazione di ozono a livello del suolo, con conseguenti ripercussioni sulle vie respiratorie. Anche la stagione dei pollini inizia prima, dura più a lungo ed è più intensa, creando difficoltà soprattutto a chi soffre di allergie.

Un altro tema cruciale è la diffusione di organismi che trasmettono malattie, come zecche e zanzare. Il clima più mite fa sì che le zecche siano attive più a lungo durante l’anno e si diffondano a quote sempre più elevate. In particolare, sono responsabili della trasmissione della borreliosi e della meningoencefalite da zecche (FSME). Inoltre, malattie a trasmissione vettoriale, finora presenti soprattutto nei tropici, stanno prendendo sempre più piede anche da noi. La zanzara tigre asiatica, ad esempio, potrà diffondersi ulteriormente grazie agli inverni più miti. Può trasmettere malattie come la febbre di Dengue o di Chikungunya.

Infine, il cambiamento climatico ha effetti anche a livello globale che ci riguardano indirettamente anche in Svizzera. Si pensi ad esempio alle interruzioni delle catene di approvvigionamento per cibo o medicamenti, oppure alle migrazioni dovute a crisi socioeconomiche, conflitti o altre situazioni di instabilità: fattori che possono avere un impatto anche sulla salute mentale.

Le ondate di calore sono tra le conseguenze più tangibili. Quali sono i gruppi di popolazione più colpiti?

In Svizzera, il principale gruppo a rischio è costituito dalle persone anziane, a partire dai 75 anni. Tra i gruppi a rischio vi rientrano anche le persone bisognose di cure, quelle affette da malattie croniche, le donne in gravidanza, i bambini piccoli e chi lavora all’aperto ed è quindi fortemente esposto al caldo.

Le attiviste dell’associazione Anziane per il clima hanno presentato ricorso alla Corte di giustizia dell’UE, essendo loro stesse fortemente colpite dai cambiamenti climatici. Perché sono proprio le donne anziane a risentirne in modo così marcato?

Il monitoraggio dei decessi causati dal caldo in Svizzera mostra che le donne sono più colpite degli uomini. Le ragioni precise di questo fenomeno non sono ancora del tutto chiare. Potrebbe essere dovuto al fatto che le donne vivono in genere più a lungo degli uomini e con l’età aumenta la sensibilità al calore. Potrebbero esserci anche ragioni fisiologiche: le donne sudano tendenzialmente meno degli uomini e quindi si adattano meno facilmente alle temperature elevate. Si presume inoltre che le donne in menopausa diventino ancora più sensibili al caldo. Anche aspetti socio-culturali potrebbero avere un’influenza, ad esempio il fatto che le donne restano più attive durante le ondate di caldo, escono più spesso, ad esempio per fare la spesa, o perché svolgono maggiori compiti assistenziali anche in età più avanzata. Ciò può aumentare ulteriormente lo stress causato dal caldo.

Lei studia l’incidenza di mortalità legata al caldo in Svizzera. Qual è la conclusione più importante alla quale è giunta?

Una conclusione importante è che il caldo in Svizzera incide notevolmente sulla salute: porta a decessi, ricoveri d’urgenza e riduce le prestazioni. Con diverse centinaia di decessi all’anno, il caldo risulta essere il fenomeno naturale che causa più vittime in Svizzera. E proprio perché i suoi effetti non sono sempre evidenti, viene spesso definito il «killer silenzioso». Un’altra osservazione interessante è che la società si è in parte adattata all’aumento delle temperature, anche grazie a diverse misure di adattamento. Tuttavia, questo adattamento sembra funzionare meglio nelle giornate moderatamente calde, giornate estive con 29 °C. Durante le ondate di calore, il rischio di mortalità resta ancora molto alto.

Come proteggersi dal caldo?

Alcuni semplici accorgimenti comportamentali permettono di ridurre efficacemente gli effetti del caldo sulla salute. L’Ufficio federale della sanità pubblica ha stilato tre regole d’oro per le giornate di calura:

1. Evitare sforzi fisici: durante le ore più calde della giornata ridurre al minimo l’attività fisica e prediligere luoghi ombreggiati.

2. Ripararsi dalla calura e rinfrescarsi: tenere chiuse le finestre durante il giorno, proteggere gli ambienti dal sole e aerare nelle ore notturne e al mattino presto. Rinfrescarsi ad esempio con docce fredde, o applicando panni freddi sulla fronte e sul collo e indossando indumenti leggeri.

3. Bere molto, mangiare leggero, adeguare il dosaggio dei medicamenti: bere regolarmente ed evitare alimenti grassi e difficilmente digeribili. Chiarire il dosaggio dei medicamenti con uno specialista. Alcuni medicamenti possono influire sulla capacità di adattamento al calore.

Come possiamo aiutare gli altri in caso di caldo intenso?

Durante il caldo intenso è importante prestare maggiore attenzione ai gruppi a rischio, come gli anziani, sia tra i propri familiari, sia nel vicinato o nella cerchia di amici. Aiutare queste persone ad adottare accorgimenti comportamentali o semplificare la loro quotidianità, ad esempio facendo la spesa per loro, può contribuire a tutelarne la salute.

Se in casa fa troppo caldo, si possono accompagnare queste persone in luoghi climatizzati, ad esempio nelle biblioteche o nei centri commerciali, per trovare un po’ di sollievo dalla calura.

La nostra indagine sulle persone over 50 in Svizzera mostra anche che le persone più anziane ricevono informazioni su come proteggersi dal caldo principalmente da familiari e conoscenti. Questo rende il sostegno personale particolarmente prezioso.

Cosa fanno le città e i Cantoni per proteggere la popolazione dal caldo?

Di recente abbiamo pubblicato un rapporto per l’UFSP. Nel 2024 abbiamo chiesto alle autorità sanitarie cantonali e ad alcune città selezionate quali fossero le misure già applicate. Alcuni Cantoni, in particolare nella Svizzera occidentale e in Ticino, hanno introdotto dei piani d’azione contro il caldo. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ne raccomanda l’attuazione, considerandoli uno strumento efficace per proteggere la popolazione dal caldo e coordinare le misure a breve, medio e lungo termine messe in atto da vari attori. In Svizzera il loro coordinamento incombe generalmente all’Ufficio del medico cantonale. Il Dipartimento della sanità coordina le attività dei vari partner, ad esempio gli ospedali, le case per anziani o il Dipartimento dell’educazione. Definisce in modo preciso chi fa cosa e quando, sia durante l’estate che in caso di ondate di calore.

Questi piani d’azione sono tutti uguali?

Ci sono differenze. L’OMS raccomanda che un piano d’azione contro il caldo sia composto da otto elementi chiave, ma nella loro applicazione i piani differiscono tra loro. I Cantoni di Ginevra e Vaud, ad esempio, hanno introdotto molto presto dei piani d’azione, già dopo l’estate eccezionalmente calda del 2003, e da allora hanno acquisito una solida esperienza in materia. Le misure vengono coordinate da molteplici partner, soprattutto dei settori sanitario e sociale, e i piani sono integrati in strategie regionali di adattamento al cambiamento climatico. Nella Svizzera tedesca solo da poco sono stati introdotti alcuni piani di questo tipo, ad esempio nei Cantoni di Basilea Città e San Gallo. In altri Cantoni, i Dipartimenti della sanità fanno ancora ben poco per proteggere la popolazione dal caldo, limitandosi in alcuni casi ad attuare singole misure, come la diffusione di informazioni sul proprio sito web. Spesso mancano le risorse finanziarie o la questione non è (ancora) percepita come una priorità politica.

Quali misure contro la canicola sono particolarmente efficaci?

Difficile stilare una classifica esaustiva. Servono misure su vari livelli: da un lato è necessario informare la popolazione e il personale medico-sanitario, affinché conoscano i rischi del caldo e si comportino di conseguenza. Ma sono necessarie anche misure ad hoc in caso di ondate acute di caldo, come ad esempio sistemi di allerta precoce e la protezione di persone particolarmente vulnerabili, ad esempio modificando gli orari di lavoro di alcuni gruppi professionali o prestando maggiore attenzione alle persone anziane. Sul lungo periodo si rivelano efficaci anche gli sforzi nella pianificazione urbana e degli edifici, come ad esempio la creazione di spazi verdi.

Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico sulla salute, la collaborazione interdisciplinare è estremamente importante. Può spiegarci questo aspetto?

Quando si tratta di affrontare le alte temperature e proteggere la salute, non bastano soluzioni nel settore sanitario, ma anche nella progettazione delle nostre città, degli edifici e della quotidianità lavorativa e scolastica. Per questo è importante una collaborazione interdisciplinare: una protezione efficace dal caldo richiede l’impegno congiunto di vari attori.

Nell’affrontare il tema del cambiamento climatico è importante il principio «Health in all policies», ossia considerare gli aspetti della salute in tutte le decisioni politiche. Sono infatti molti gli attori che contribuiscono alla promozione della salute. Le decisioni prese in settori come la pianificazione del territorio, l’architettura (ad es. la progettazione di un edificio) e il mondo del lavoro, hanno un impatto sulla salute pubblica. La presenza di spazi verdi e alberi non solo riduce lo stress da calore, ma migliora anche la qualità dell’aria e favorisce la socializzazione, contribuendo così al benessere mentale. Per questo serve un approccio di «Health in all policies».

C’è bisogno di agire in Svizzera?

L’Ufficio federale dell'ambiente ha recentemente pubblicato un’analisi dei rischi, da cui emerge che lo stress da calore è uno dei principali rischi in Svizzera, rendendo urgente un intervento a tutela della popolazione. Anche i Dipartimenti della sanità cantonali da noi interpellati riconoscono la necessità di agire sul fronte della protezione dal caldo. Molti Cantoni vorrebbero essere supportati nel monitoraggio delle conseguenze e nell’attuazione di misure. È inoltre fondamentale rafforzare il coordinamento e lo scambio intercantonali, per sfruttare in modo più efficiente le risorse disponibili.

Sono necessarie anche nuove misure?

Finora le misure adottate si sono concentrate principalmente sul gruppo a più alto rischio, quello degli anziani. Tuttavia, è necessario ampliare l’intervento ad altri ambiti, come quello scolastico: in molti edifici scolastici e nelle aule c’è troppo caldo e questo abbassa la capacità di concentrazione e il rendimento sia degli alunni sia degli insegnanti. Servono misure mirate anche per persone con determinate patologie, ad esempio con malattie mentali, e per persone che lavorano all’aperto.

Inoltre, restano aperte ancora molte questioni nell’ambito dell’assistenza primaria: il ruolo che i medici di base e altri professionisti della salute possono e devono svolgere nella protezione dal caldo non è ancora stato definito in modo chiaro né affrontato sistematicamente.

Quali suggerimenti vuole dare ai professionisti che lavorano nella promozione della salute?

Vorrei incoraggiarli a uscire dalla prospettiva settoriale, a compartimenti stagni, e iniziare a lavorare in maniera multidisciplinare e transdisciplinare. Le conseguenze del cambiamento climatico sulla salute, uno su tutti lo stress da calore, non vanno affrontate esclusivamente in ambito sanitario. È importante coinvolgere anche l’urbanistica, la pianificazione energetica e dei trasporti, l’istruzione. In breve: serve un chiaro approccio intersettoriale ispirato al principio «Health in all policies». Ci sono misure che hanno effetti positivi su più livelli: gli spazi verdi proteggono dalla calura, ma favoriscono anche il riposo, il movimento, la socializzazione e la salute mentale. Trovo inoltre importante coinvolgere i gruppi a rischio nello sviluppo di misure; in questo modo le soluzioni non solo saranno più efficaci, ma anche meglio accettate.

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